top of page

Maria Rita Gravina 

Architettura in dialogo

“La cultura contemporanea ha fatto della valorizzazione della trasformazione il mito dei miti e subisce il fascino dei luoghi depositati nella memoria. Rita Gravina, figlia di questa cultura, scopre quale soggetto prediletto per i suoi dipinti il paesaggio urbano che trascende l’oggettività realistica, indagato in modo pacato secondo una visione interiore intimamente legata alla memoria ma non solo. L’occhio dell’osservatore attento, infatti, coglie subito nella sua arte una sottile aspirazione verso la ricerca di una progettualità, dove il ricordo evapora nell’ideale.

Gravina fa il lavoro di un architetto, ma lo fa per i luoghi immaginari ed esclusivamente su una pagina vuota. Non vi è progetto che nasca al di fuori della città riflessa nello specchio del nostro immaginario. Attraverso la propria architettura la città racconta sé stessa, i modi di dar forma allo spazio ovvero i modi di abitare e vivere la città. Ed è questo che traspare nelle opere di Gravina: la città come archivio storico che rivela la sua natura di testo narrativo e porta sulle sue spalle i segni della sua storia.

L’artista interpreta il paesaggio urbano come una macchina del cambiamento: cambiano le funzioni, la loro distribuzione spaziale e i ritmi di vita, cambia il modo di impossessarsi dello spazio e del tempo: la città, diviene centro del mutamento e teatro della rappresentazione, una sintesi tra conservazione di memoria e invenzione del nuovo.

Un grande maestro come Mario Sironi aveva affrontato il tema dello scenario urbano a cui conferì una connotazione particolare, fatta di pura astrazione, simbolo del dramma dell’uomo prigioniero di tristi solitudini negli spazi deserti delle periferie, retaggio della nuova civiltà urbana e industriale ...

... Il fare arte della Gravina porta la percezione dell’osservatore a sdoppiarsi riconoscendo nelle sue opere sia un lavoro di fantasia sia una proposta di architettura visionaria. Ovvero, il messaggio sotteso, permeato di razionalità, è che non ci sono edifici non costruibili, ma solo edifici non edificabili e ancora i disegni visionari di architettura determinano strutture incompatibili con l’abitabilità umana.”

Tiziana Todi

bottom of page