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Gli Uomini del Rinascimento - La Gioconda di Leonardo Da Vinci


La Gioconda non è un quadro, ma il quadro per antonomasia, l’emblema della pittura stessa. Tutti conoscono la sua storia, ma continua ad affascinarci tutto il mistero che ancora oggi la circonda. Per alcuni studiosi il ritratto non ritrae Monna Lisa, come comunemente viene ritenuto, bensì l’amato Salaì , il giovane allievo. Nel 1505 il ritratto fu finito, ma pare che il maestro non volesse separarsene, pur avendolo venduto a Francesco I, e l’opera venne consegnata da Salai dopo la morte dell’indiscusso genio.




La Gioconda è ritratta seduta in una loggia, con una posa a tre quarti e lo sguardo che osserva lo spettatore, vestita all’antica con le maniche di tessuti diversi.

Le mani, come in tutte le opere di Leonardo, in primo piano adagiate delicatamente sul grembo - alcuni ipotizzano che la donna fosse in dolce attesa - contribuiscono alla bellezza dell’opera e ancora oggi ci incantano.

La Gioconda ha uno sguardo vivo e il sorriso enigmatico, ironico e malinconico al tempo stesso, tanto che alcuni hanno avuto l’impressione che abbia mutato l’espressione davanti a loro.

Il volto della signora ha i contorni indefiniti, immersi in una penombra morbida. Leonardo aveva ben compreso che il disegno conferisce una certa durezza e usando magistralmente lo sfumato, non definisce i contorni e lascia che una forma si integri con l’altra.


Monna Lisa, pur essendo in primo piano, è fusa con il paesaggio in maniera intima, un paesaggio che l’artista conosce bene e riproduce con la memoria e la fantasia descrivendoci una zona in cui l’Arno supera le campagne di Arezzo, il ponte medievale di Buriano che riceve le acque della Val di Chiana. Certo è che le due parti del paesaggio di Monna Lisa hanno l’orizzonte diverso, più basso a sinistra che a destra e così come le due parti del volto.


Chiunque sia davvero la Gioconda, osservando l’opera, avvertiamo che l’uomo e il cosmo hanno un profondo legame naturale e un intrigante mistero e forse

tutto questo fa sì che il quadro per antonomasia non sia solo un semplice ritratto.


La simbologia de La Gioconda


Nel ritratto della Gioconda, la figura sembra avvicinarsi al bordo inferiore del dipinto e la distanza dall’osservatore si riduce facendo così aumentare l’intensità e la carica espressiva del dipinto; il paesaggio sullo sfondo acquista di conseguenza una grande profondità di spazio. La figura si staglia davanti a un vasto paesaggio con il quale costituisce un’unità totale: l’uomo nel suo ambiente naturale senza urti né violenza. Leonardo ha la capacità di trasfigurare le mistiche atmosfere della Natura nella realtà pittorica. I retroscena paesaggistici di Leonardo sarebbero frutto di idee e ricerche affrontate sul piano geologico, idrologico e meteorologico. I suoi orizzonti non hanno limiti, tutto viene avvolto da una leggera foschia che lascia intendere l'infinità dello spazio-tempo. Si rivela la relazione tra gli elementi acqua, aria e luce i quali si condensano e si mischiano ed avvolgono le montagne e i corsi d’acqua. Uno sguardo che ci fissa.


Il suo fascino deriva dalla sua vena malinconica ma allo stesso tempo ha un sorriso delicato, ironico ed enigmatico, di chi ha colto il segreto della realtà e per un attimo l'essenza dell'infinito. Il mistero del sorriso della Gioconda sembra venire da una luce interiore ed esprime il rapporto d’amore tra persona e natura. Nel sorriso è la sintesi di Leonardo e dei suoi studi sperimentali. È l’espressione della serena tranquillità di chi domina con la ragione. Il busto, la testa e le braccia ruotano in differenti direzioni di movimento, in modo tale da conferire alla figura naturalezza ed animazione. Nel rendere questa rotazione Leonardo coglie l’essenza della mobilità: l’uomo non è mai completamente immobile perché vive e, poiché respira, egli stesso scorge una continua vibrazione anche in ciò che lo circonda e che può apparentemente sembrare fermo.

La Gioconda

1503-1505\07 olio su tavola di pioppo, 77 × 53

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